La caccia bassa nei Grigioni
La caccia bassa vanta una lunga tradizione nel Canton Grigioni, ma rimane, rispetto alla caccia alta e a quella allo stambecco, un po’ nell’ombra. Secondo la legge cantonale, durante la caccia bassa – di solito tra ottobre e novembre – sono cacciabili la lepre bianca, la lepre comune, la volpe, le diverse martore, galli forcelli (o di monte), pernici bianche e anatre germane.
L’ispettore grigionese della caccia e direttore dell’Ente cantonale per la caccia e la pesca, Adrian Arquint, in occasione della giornata di aggiornamento tenutosi a Pontresina sabato 9 aprile, ha difeso la caccia bassa – dalla popolazione percepita come ”non necessaria” – con argomenti molto validi quali i numeri ben controllati delle varie specie di caccia bassa, e i prelievi ponderati e sostenibili delle stesse. Arquint ha pure fatto notare la buona consistenza delle popolazioni nel Cantone – da attribuire non in ultimo all’ottima offerta di buoni spazi vitali. Ha inoltre sottolineato come i censimenti annuali garantiscono i numeri, così come le più recenti conoscenze scientifiche sono inserite nella pianificazione della caccia. Inoltre, sottolinea Arquint, anche le cacciatrici e i cacciatori Grigionesi si mettono coscientemente a disposizione delle varie specie di selvaggina con ben 25000 ore di lavoro.
La caccia non vuole mettere in pericolo nessuna specie
Dopo Arquint, il direttore di ”Wildtier Schweiz”, signor Simon Meier (cacciatore e ingegnere ambientale) ha parlato dell’influsso della cacciabilità di specie minacciate. Ha preso in considerazione le tre specie lepri, gallo di monte e pernici bianca, e beccacce. La caccia potrebbe avere un effetto negativo, p.es. per una mortalità aggiuntiva o perché le specie cacciabili potrebbero percepire l’uomo (cacciatore, turista, ciaspolatore o freerider) come una minaccia modificando pertanto il proprio comportamento spazio-temporale, e anche il loro comportamento di fuga.
Ma Meier ha messo l’accento sul fatto che ”la caccia non è interessata a minacciare le specie, e contribuisce, anzi, con un impegno notevole alla loro conservazione”. Citando l’esempio del gallo di monte (della famiglia dei fasianidae), ha esemplificato alcune relazioni. Secondo l’atlante degli uccelli nidificanti in Svizzera ci sono tra i 12000 e i 16000 maschi. Malgrado ciò, la specie è nella lista rossa delle specie minacciate, e in Svizzera è considerato potenzialmente minacciato. ”In media, tra il 2016 e il 2020, in tutta la Svizzera sono stati cacciati 440 galli (maschi), di cui 110 nei Grigioni.” Per Meier si tratta di una chiara prova della sostenibilità della caccia, dal momento che ”i galli cacciati non superano il quattro percento della popolazione” (maschile adulta).
Rapporto tra caccia e etica
Nella seconda parte della manifestazione, in pomeriggio si sono esposti punti di vista scientifici e etici. Il biologo della selvaggina svizzero Alfred Frey-Roos, senior scientist all’Istituto di biologia della selvaggina e economia della caccia dell’Università di Vienna per la cultura del territorio, ha parlato dell’influsso dei predatori sulla piccola selvaggina. Si è soffermato sulle domande attorno ai cambiamenti regionali della presenza di specie, sull’influsso del cambiamento climatico o riguardo all’intreccio tra predatori animali, le loro prede e la vegetazione.
Un aspetto del tutto differente è stato infine presentato dal professore ordinario di filosofia presso l’Università filosofico-teologica al Seminario di Bressanone, sig. Markus Moling. Il Tirolese del sud si è soffermato sull’aspetto etico del rapporto uomo-fasianidae. ”La sensibilità nelle questioni della protezione della natura e nella gestione degli animali è socialmente aumentata”, secondo lui. Opinioni morali di cosa è bene e cosa è male stanno cambiando, e ”l’etica lo vuole riflettere”. Ha parlato delle tensioni tra protezione e sfruttamento della selvaggina, e ha difeso l’interesse umano per entrambe – per la protezione delle specie e la loro valorizzazione. ”L’obiettivo comune”, secondo Moling, ”si definisce con la conservazione delle risorse”. Ed è proprio in quest’ambito che ai cacciatori spetta ”il ruolo dell’avvocato della selvaggina”.
Jon Duschletta, Engadiner Post, 14 aprile 2022
Di Markus Moling, nel 2020 è stato pubblicato il libro ”Wie wir jagen wollen – Ethische Überlegungen im Umgang mit Wildtieren, ed. Athesia Tappeiner.